La Juventus si aggrappa al suo gioiello ventenne mentre i club europei osservano con interesse
Un faro di luce nel momento più delicato. Mentre la Juventus si dibatte tra le questioni irrisolte di Vlahovic che sembra destinato a rimanere e l’attesa infinita per il rientro di Kolo Muani, i bianconeri possono consolarsi guardando un tesoro che nessun altro club italiano può vantare: un leader tecnico appena ventenne, cresciuto nel vivaio, dotato di una sicurezza nei propri mezzi che raramente si osserva in calciatori così giovani. Kenan Yildiz incarna oggi per la Vecchia Signora ciò che rappresentano Lamine Yamal per il Barcellona, Jamal Musiala per il Bayern Monaco e Bukayo Saka per l’Arsenal: la perfetta convergenza tra il talento più cristallino della rosa e il prodotto del settore giovanile pronto a diventare simbolo del club. Un’alchimia che appassiona i tifosi bianconeri tanto quanto le analisi degli esperti di calcio che si possono trovare su questo sito dedicato al mondo del pallone in tutte le sue sfaccettature.
L’arte di saper riconoscere il talento altrui
Le storie di questi giovani fenomeni seguono percorsi differenti. Se Yamal e Saka sono entrati nelle rispettive accademie da bambini, Yildiz e Musiala rappresentano il frutto di operazioni strategiche nel mercato giovanile. Il turco, proprio come il tedesco, è stato sottratto a un altro gigante europeo: il Bayern Monaco, la stessa società che qualche anno prima aveva convinto Musiala ad abbandonare il Chelsea all’età di 16 anni.
L’ironia della sorte sottolinea come nell’era degli scout globali e delle commissioni milionarie, i club spesso trovino più semplice pescare talenti nelle giovanili altrui piuttosto che valorizzare i propri. Il primo anno di Kenan in bianconero lo vede dividersi tra Primavera e Under 23 in Serie C, ma la sua classe è talmente evidente che l’inserimento in prima squadra diventa rapidamente inevitabile, seguendo un percorso che richiama alla mente due figure emblematiche della storia juventina.
Sulle orme di Del Piero e Pogba
Il cammino di Yildiz evoca paralleli con Alessandro Del Piero, acquistato da Boniperti dal Padova quando aveva 19 anni e cresciuto inizialmente nella Primavera di Cuccureddu prima di essere consegnato nelle mani di Trapattoni. Ma il parallelismo più interessante è forse quello con Paul Pogba, arrivato anche lui a Torino a 19 anni nel 2012, strappato al Manchester United che poi spenderà 105 milioni per riportarlo in Inghilterra quattro anni dopo.
Ed è proprio questo il bivio che potrebbe presentarsi nella carriera del giovane turco. Mentre Del Piero – idolo dichiarato di Kenan – è rimasto alla Juventus diventando bandiera del club, Pogba ha scelto la strada del ritorno in Premier League. La differenza fondamentale, tuttavia, risiede nel contesto: la Serie A e la Juventus degli anni ’90 esercitavano un’attrattiva ben diversa rispetto a quelle degli anni 2010.
La doppia sfida di Elkann
La proprietà bianconera guidata da John Elkann si trova quindi ad affrontare una duplice scommessa con Yildiz: riportare rapidamente il club a un destino da protagonista e mantenere un’attrattiva sufficiente quando il ragazzo avrà pienamente sviluppato il suo potenziale. Il talento sfoggiato nel Mondiale per club – pur con tutte le cautele del caso – ha evidenziato qualità rare nel panorama italiano.
La capacità di controllare il pallone, alzare la testa e puntare la porta avversaria con una naturalezza disarmante, unita a una sicurezza nei propri mezzi quasi inspiegabile per un ventenne, lo rende un unicum nel nostro campionato. Non esiste attualmente in Italia un altro giocatore con un simile potenziale, motivo per cui anche all’estero hanno iniziato a monitorarlo con attenzione. Chelsea e Real Madrid, secondo le indiscrezioni della stampa internazionale, avrebbero già preso nota delle sue qualità, evidenziando l’importanza per la Juventus di blindarlo con contratti sempre aggiornati.
Tudor e la scelta vincente
A differenza del suo predecessore Thiago Motta, che aveva cercato di mantenere un approccio egualitario penalizzando di fatto le individualità più brillanti, Igor Tudor ha immediatamente compreso la necessità di costruire il progetto tecnico e d’immagine attorno al numero 10 turco. La qualificazione in Champions League ottenuta dal tecnico croato potrebbe aver salvato la Juventus da quella che sarebbe stata una follia imperdonabile: cedere Yildiz per esigenze di bilancio.
Per quanto i conti siano fondamentali nella gestione moderna di un club, sacrificare la pietra angolare del futuro bianconero avrebbe rappresentato un errore strategico imperdonabile, simile a quelli che talvolta si vedono anche nei videogiochi di calcio dove squadre improbabili raggiungono finali di Champions grazie a scelte manageriali azzeccate che nella realtà sarebbero impensabili. Fortunatamente per i tifosi juventini, questa estrema soluzione non è stata necessaria.
La Juventus si trova quindi a gestire un patrimonio tecnico ed economico di valore inestimabile. La scommessa su Yildiz rappresenta molto più di un semplice investimento sportivo: è la scelta di una direzione precisa, quella di tornare a costruire una squadra attorno a un talento generazionale, capace di trascinare il club verso nuove glorie e di riaccendere l’entusiasmo di una tifoseria che negli ultimi anni ha vissuto più delusioni che gioie.