La città di Palermo è un mix di tradizioni popolari che riecheggia per le strade della città. Non a caso trova le radici in una cultura antica e dalle varie sfaccettature.
I riferimenti storici presenti in ogni dove della città sono carichi di fascino. Soprattutto non ci si dimentica della varietà delle genti che l’hanno abitata. Gente che ha lasciato un pezzo di sé in eredità, trasformandosi in un patrimonio storico culturale degno di nota.
Le più note tradizioni del palermitano hanno attirato nel corso del tempo migliaia di turisti, provenienti da tutto il mondo.
Dai rituali pasquali di ispirazione bizantina, all’ostentazione della forza e della prestanza fisica della “Festa di li Schietti”. Per passare poi al Ballo dei diavoli di Prizzi e alle sagre per la promozione delle eccellenze agricole. Sono tutti elementi di massimo interesse storico e antropologico che resta vivido di anno in anno.
I piatti tipici
Sicuramente quando parliamo di tradizioni non possiamo mancare di citare la cucina siciliana. È questo infatti il primo patrimonio che porta il visitatore in un viaggio dentro il tempo, fatto di vecchi sapori lontani.
I piatti sono portatori di profumi e sapori tipici delle dominazioni della storia siciliana e delle contaminazioni dei popoli che l’hanno posseduta.
La cucina palermitana è speciale e particolare. In particolare di quella di strada, oggi particolarmente amata in tutto il mondo. I popoli che hanno abitato Palermo, hanno regalato alla città pietanze piene di spezie, di profumi e di colori. Sia arabi, che spagnoli e ebrei, tanto per citarne alcuni, hanno lasciato segni indelebili, come feste e prelibate pietanze.
Un menu tipico a Palermo
Quando ci rechiamo in un tipico ristorante palermitano, il menù parte già alla grande. Esso viene ad aprirsi con una serie di antipasti: sarde sott’olio o a beccafico, verdure in pastella, caponatina, involtini di melanzane, zucca in agrodolce, insalata di musso (nervetti), polpette di sarde o di novellame di pesce.
Proseguendo nel mondo dei primi si potrà scegliere tra il timballo di anelletti, o la pasta con sarde, con le acciughe. E ancora pasta al nero di seppia, alla carrettera, timballo di pasta con i broccoli o alla Norma. Volendo ci sarebbero anche le minestre come quella al finocchietto e pomodoro detta maccu di fave.
L’enologia siciliana ha oggi un ampio pregio largamente riconosciuto. Grazie all’impegno delle aziende del territorio e ad una materia prima straordinaria, i vini del posto piacciono a livello internazionale. In particolare ricordiamo i gustosi vini da dessert come Marsala, Moscato di Pantelleria e Malvasia delle Lipari.
Dolci della tradizione di Palermo
La peculiarità di Palermo risiede nei dolci tipici e nelle loro origini. Infatti i dessert della tradizione sicialiana che oggi vengono venduti in tutte le pasticcerie, a suo tempo venivano preparati dalle monache di clausura all’interno dei conventi. Dopodiché si vendevano al pubblico su ordinazione, per regalare un piacere unico al palato palermitani durante le feste tradizionali.
Gli ingredienti utilizzati dalle suore erano i tipici locali, tra cui mandorle, ricotta, miele, pistacchi, nocciole e frutta secca.
I dolci si pasticciavano in ogni monastero, ma ognuno aveva come cavallo di battaglia un dolce specifico. Con il tempo le monache hanno svelato le ricette ad alcuni concittadini. Fino ad oggi che, la tradizione di quel gesto si ritrova in tutti questi dolci sono diventati i tipici dolci palermitani.
I cannoli e i Buccellati
I cannoli sono un classico della tradizione palermitana. Da sempre preparati nei monasteri in occasione del carnevale cittadino, oggi però si possono gustare tutto l’anno e piacciono in ogni parte d’Italia e del mondo. Si tratta di una cialda di pasta resa scura dal cacao che si frigge e poi farcisce con ricotta di pecora zuccherata e gocce di cioccolato fondente.
I buccellati rappresentano invece dei dessert tipici del periodo di Natale. Non è altro che una pastrafrolla speciale stesa. Dopodiché imbottita di fichi secchi, uva sultanina, mandrole, nocciole, zuccata, cioccolata fondente, cotta in forno e poi ricoperta di glassa o di zucchero a velo.
La cassata siciliana
La cassata è la torta tradizionale a base di ricotta di pecora zuccherata, pan di Spagna, pasta reale, frutta candita e gocce di cioccolato. Tanta gratitudine per gli arabi che ce l’hanno tramandata. E infatti la versione originale araba era semplice pastafrolla ripiena con ricotta zuccherata.
Grazie poi al susseguirsi di altre dominazioni, il dolce fu trasformato fino ad arrivare a quella definitiva che oggi conosciamo. A Palermo viene tuttavia preparata pure la cassata araba oggi nota con il nome di cassata al forno.
Frutta Martorana e Gelo di Melone
La frutta Martorana è un dolce tipico e particolare. Esso riproduce la frutta fresca e a volte pure gli ortaggi, con un sapore ricercato ma simile a quello del marzapane. La ricetta classica è a base di farina di mandorle e zucchero.
È il dole tipico del 2 Novembre, giorno della commemorazione dei defunti. Inizialmente si preparava nel monastero dei benedettini presso la chiesa Santa Maria dell’Ammiraglio detta anche Martorana. Essa prende il nome dalla nobildonna Eloisa Martorana.
Il Gelo di Melone è un dessert estivo e tipico di ferragosto. Si prepara con l’anguria (chiamata melone a Palermo) da cui si prende il succo. Quest’ultimo viene trasformato una sorta di gelatina arricchita con gocce di cioccolato (ad imitare i semi del frutto), granella di pistacchi, cannella e fiori di gelsomino.
Iris e Sfincia Di San Giuseppe
L’Iris è una specie di pasta lievitata dolce al cui interno c’è ricotta di pecora zuccherata cioccolato fuso e a pezzi. Il tutto viene poi fritto.
Si tratta di un dolce creato in occasione dalla prima dell’opera teatrale IRIS nel 1901. Ragion per cui a suo tempo il suo creatore optò per il nome iris. Nelle pasticcerie oggi ai prepara pure nella sua versione al forno.
La Sfincia di San Giuseppe si preparare in occasione del 19 Marzo per la festa di S.Giuseppe (che manco a farlo apposta apre le festività primaverili).
Il Nome Sfincia è di origine latine (“spongia”) e vuol dire spugna. Non a caso si tratta di una sorta di frittella molto morbida fritta in strutto. Anch’essa si farcisce con ricotta di pecora zuccherata zuccata e cioccolata e decorata con scorza d’arancia candita. I natali non sono noti, anche se in molti credono che l’attuale versione sia una rivisitazione dolce del pane arabo o persiano.