In principio era l’otium, ci racconta Virgilio nelle Georgiche, una vita di beatitudine priva di impegni onerosi, ma la reggenza di Saturno, re agricoltore e pastore, porta il Lazio a sottomettersi al negotium, lavoro forzato legato allo sviluppo dei mestieri agricoli. Da questo momento, l’antitesi tra otium e negotium diventa netta: nelle commedie, chi ozia è un personaggio negativo – schiavi furbi, innamorati perdigiorno, scrocconi, commercianti astuti – che si contrappone alla morale romana, il mos maiorum basato sui principi di una civiltà rurale dedita al lavoro e alla fatica, il negotium appunto.
A seguito della Rivoluzione Industriale, la produttività lavorativa diventa un obbligo morale: il riposo e il tempo libero sono elementi superflui nella vita degli operai, costretti a immolarsi al potere dell’inarrestabile filiera produttiva. Tre secoli più tardi, com’è cambiato il rapporto tra produttività e tempo libero? Quali strategie si possono mettere in atto per riscoprire l’equilibrio tra i ritmi frenetici del lavoro e il diritto al riposo fisico e mentale?
LA RISCOPERTA DEL TEMPO LIBERO
Il tempo che dedichiamo alla nostra famiglia, alle nostre passioni e agli interessi è “libero” o “perso”? La lontananza dal lavoro e dai suoi obblighi stringenti è davvero deleteria per la produttività?
Quella del tempo libero è una ri-scoperta recente: l’ottica del lavoro cadenzato da timbri al cartellino, orari fissi e routine estenuanti sta lentamente cedendo il passo a una visione più libera e orientata alla produttività efficiente rispetto alla produzione in senso stretto. Risulta emblematico il caso di Alex Soojung-Kim Pang, ricercatore per la Stanford University e consulente della Silicon Valley: nel suo “Rest: Why You Get More Done When You Work Less.” – non ancora pubblicato in Italia – Pang racconta come lo stress derivato dal troppo lavoro e dagli obiettivi altissimi che tendeva a imporsi lo abbiano costretto a prendere un periodo sabbatico. Questa pausa gli permise di continuare a lavorare e a riflettere su come ottimizzare i suoi risultati, dedicandosi anche alle sue passioni e riscoprendo il tempo libero di qualità. Da evitare, secondo Pang, lo zapping televisivo, i videogiochi e lo scorrere passivo delle pagine dei social media, ma lasciare spazio agli hobby creativi – pittura, lavoro a maglia, cucina, fotografia -, allo sport e alle attività all’aria aperta, permettendo al cervello di riposare senza impigrirsi; l’assunto è, quindi, chiedersi cosa fare quando ti annoi e cercare come risposta un modo per ricaricarsi durante il tempo libero con attività sempre diverse e nuove: questo gioverebbe in maniera significativa non solo alla qualità della vita, ma anche alla produttività lavorativa.
Il sano equilibrio sperimentato da Pang viene definito work life balance, un fenomeno ancora poco diffuso, ma che non tarderà a ispirare i datori di lavoro più lungimiranti: Basecamp e Threehouse hanno già rilevato un netto miglioramento dopo aver ridotto l’orario giornaliero e introdotto il divieto di inviare mail ai dipendenti di sera, mentre il colosso Microsoft ha riscontrato un cospicuo aumento della produttività e una significativa riduzione dei costi con il sistema della settimana lavorativa di quattro giorni anziché cinque e l’alleggerimento dei tempi dedicati alle varie fasi del processo – imponendo, ad esempio, un tetto massimo di mezz’ora ai meeting aziendali.
IL WORK LIFE BALANCE
Basta ridurre l’orario di lavoro per poter parlare di work life balance? Quali sono le sue caratteristiche?
Il work life balance, l’equilibrio ideale tra vita lavorativa e vita privata, si fonda sul principio per cui la soddisfazione personale del dipendente lo spinge a essere più produttivo ed efficiente. Questo sistema si fonda su un solido rapporto di fiducia tra il datore di lavoro e i suoi dipendenti: il primo deve reinventarsi e passare da massima autorità a compagno affidabile per i secondi, i quali risponderanno ottimizzando il proprio tempo e raggiungendo in maniera efficace gli obiettivi aziendali fissati. In che modo è possibile creare un ambiente che permetta ai dipendenti di vivere il lavoro non come prigionieri ma come parte integrante di una macchina funzionale e funzionante? Ecco qualche suggerimento:
- Ambiente lavorativo accogliente e non competitivo
Se sul posto di lavoro vige la legge della giungla e solo il più forte sopravvive, le personalità più introverse e meno competitive ne risentiranno e renderanno infinitamente meno. Al contrario, un ambiente lavorativo accogliente, in cui l’apprezzamento giustificato sia la norma, avrà effetti positivi su tutti i dipendenti, nessuno escluso.
- Asili nido aziendali
Non è un mistero che molte donne siano spesso costrette a posticipare il rientro a lavoro in seguito a una maternità per via della mancanza di asili nido pubblici o privati esterni. L’introduzione dell’asilo nido aziendale non solo permette di ovviare al problema del rientro, ma il facile accesso da parte della neo mamma le consentirà di lavorare più tranquillamente e quindi in maniera più produttiva.
- Smart working
Lo smart working sta prendendo sempre più piede in Italia, mostrando un significativo aumento della produttività, specialmente da parte dei dipendenti pendolari che, risparmiando il tempo e le energie dedicate agli spostamenti nelle prime ore della giornata, risultano più presenti e produttivi.
- Misure per l’alimentazione e la salute
Una misura intelligente per rendere più vivibile il posto di lavoro è sicuramente l’accesso a una mensa, interna o convenzionata, che prepari pasti sani e nel rispetto delle esigenze dei singoli individui prevedendo menù vegetariani, vegani, kosher, halal e a misura di intolleranze alimentari e allergie. Allo stesso modo, la scelta di arredi e supporti che non compromettano la salute e il benessere dei dipendenti risulta fondamentale, per cui è opportuno scegliere sedie di qualità, tavoli alti e pedane per il sostegno plantare. È consigliabile anche mettere a disposizione delle varie aree dei distributori di acqua sempre riforniti e scoraggiare gli sprechi di bicchieri di plastica usa e getta a favore di stoviglie lavabili o eco-compatibili.
LE STRATEGIE PER LA PRODUTTIVITÀ
In che modo si diventa davvero produttivi sul lavoro? Quali sono le strategie migliori per incrementare la produttività?
Finora si è parlato degli indubbi benefici di un ambiente di lavoro sereno e di come il tempo libero di qualità abbia ripercussioni estremamente positive sulla produttività lavorativa, ma diventare effettivamente produttivi sul lavoro non è qualcosa che si possa improvvisare: è un processo che richiede organizzazione e strategie molto mirate che permettano al lavoratore di ottimizzare il suo tempo in modo efficace. Vediamone alcune:
- Eliminare le distrazioni
Può sembrare banale, ma distrazioni come lo smartphone che vibra, le pause caffè e le chiacchiere con i colleghi risultano un ostacolo alla produttività intesa come massima ottimizzazione del tempo lavorativo disponibile volta al ridurre il momento degli obblighi a favore del tempo libero.
- Elenco degli obiettivi giornalieri
Stilare a inizio giornata una lista di obiettivi principali da portare a termine risulta utile per creare una scala delle priorità: se in corso d’opera si aggiungeranno altre impellenze, questo elenco potrà essere modificato in base all’effettiva urgenza e alle relative scadenze.
- Fissare delle scadenze
Se l’obiettivo è comprimere il tempo lavorativo, è fondamentale imporsi delle scadenze ragionevoli: un lavoro che, secondo un normale orario di lavoro, potrebbe portare via tutta la giornata, tra distrazioni e vicissitudini varie, può essere ottimizzato in un lasso di tempo ridotto, durante il quale ci si concentrerà esclusivamente sul raggiungimento di quell’obiettivo per poi passare al successivo.
- Abbandonare la perfezione
L’estenuante ricerca della perfezione è uno dei fattori di maggiore dispendio di tempo ed energie: gestire il lavoro in maniera efficiente significa portare a termine in modo apprezzabile tutti gli obiettivi fissati e non dedicarsi con cura maniacale a uno solo di essi trascurando gli altri.
CONCLUSIONI
Produttività e tempo libero non sono concetti antitetici inconciliabili, quanto piuttosto componenti diverse e ugualmente importanti della vita; per trovare un buon equilibrio è bene dedicarvi la medesima cura per fare in modo che essi si influenzino positivamente a vicenda. Se il tempo lavorativo risulta appagante perché ottimizzato in termini di produttività effettiva e volto a un maggiore dispendio di energie per le passioni e gli svaghi, allo stesso modo si potrà godere del tempo libero senza le preoccupazioni incombenti del lavoro.